Ritratti del desiderio

Ritratti del desiderioMassimo Recalcati scrive con il dono della chiarezza. I suoi pensieri si stagliano nitidi ed evocativi, lasciando il lettore attonito di fronte a tanta ricchezza di significato. Sebbene gli facciano difetto alcuni cedimenti pop, alla Garimberti tanto per intenderci, i suoi libri devono essere consumati sino all’ultima pagina.

È il caso di Ritratti del desiderio, un’opera poliedrica tenuta insieme da un tema centrale sviluppato in dodici variazioni. Pescando dai topoi psicoanalitici di Jacques Lacan, Recalcati ci conduce alla scoperta dei reconditi moventi che alimentano il nostro agire. Pulsioni mai lineari, a volte aberranti come, per esempio, l’invidia. Un sentimento che nasce dalla mancanza di riconoscimento legittimo da parte dell’Altro. O il desiderio di niente, che accompagna la struttura effimera di ogni utopia.

Aristotele e Kant avevano creduto in un uomo razionale, padrone del proprio destino. La psicoanalisi ha rotto questo incanto con l’opera di Freud e con la scoperta dell’inconscio. I nostri desideri muovono dall’abisso senza un’apparente scaturigine volontaria.

Da ciò non si può dedurre, ed è questo il senso del libro, la totale estraneità del soggetto all’etica. Egli è in un senso quasi biblico, colpevole sin dall’inizio. È soprattutto responsabile della vita e della morte di ciò che, pur nella sua alterità, appartiene lui indissolubilmente. Il dovere di ciascuno è riuscire a far fluire alla luce le spinte irrazionali secondo un ordine. Ciò è possibile soltanto attraverso l’interiorizzazione del senso del limite.

Questa paziente attività di imbrigliamento, che ogni uomo deve saper ordire con cura e senso del sacro, non si svolge nella solitudine. Recalcati chiama ad un ruolo attivo la comunità intera (partendo dalla famiglia e dai rapporti con i genitori, sino alla società politicamente organizzata). Il destino del singolo è intrecciato con quello di tutti. Il che rende più complessa la scelta, più pesante il fardello dell’angoscia, ma più autentica e vera la nostra esistenza.

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