E ora permettetemi di introdurre un po’ di lessico kantiano, con buona pace dei puristi. Se con la mappa split tree l’intelletto opera soprattutto attraverso le categorie di sostanza (definizione dei nodi concettuali) e di azione reciproca (relazione tra i nodi concettuali secondo nessi logici), con lo studio di fattibilità entra in gioco potentemente la seconda categoria di relazione, così come è prevista nella serie presentata nella CRP: quella di causa/effetto. Diceva il filosofo prussiano che l’esperienza è possibile solo mediante una trama necessaria basata sulle categorie di sostanza, causa, e relazione. Noi, invece, attraverso il libero uso del pensiero analogico proviamo ad azzardare la seguente regola: un progetto è divenuto idea solo nel momento in cui si è sostanziato in una serie di elementi atomici, correlati in base ad uno schema logico, e concatenati secondo una regola di successione nel tempo.
Con l’introduzione dello studio di fattibilità si tratta di passare dal pensiero reticolare a quello sequenziale, ovvero di rimpolpare la levigatezza intellettiva della mappa con la materialità del tempo empirico. Il progettista dovrà quindi trasformare gli obiettivi in attività, meglio se semplificate in attività semplici, articolare le stesse per testimoniare quali azioni e risorse si rendono necessarie per lo svolgimento, ed infine definire i tempi di attuazione.
Acqua calda o uovo di colombo? Fate voi. Di certo è innegabile la forza pedagogica di una proposta che obbliga a prendere atto di vincoli e regole procedurali, e che va a lavorare su competenze come il problem solving, la progettazione, il pensiero autonomo e responsabile ecc. Mica ciufoli!