Scrive sul suo blog Giorgio Israel in merito al presunto dilagare del costruttivismo nella scuola italiana:
Ci vorrebbe molto spazio per analizzare le caratteristiche di questa ideologia, e in altra sede è stato fatto. Ma basti dire che non si vede perché il relativismo nichilista che si esplica con tanta forza nell’ambito della manipolazione della vita e delle tecnoscienze biologiche, il costruttivismo che vuol prescrivere il modo ottimale di nascere, di vivere e di morire, che arriva a consigliare l’aborto come pratica meno dannosa della gravidanza, che impone la “dittatura degli esperti”, non si sia sviluppato anche su un terreno strategico come quello dell’istruzione
E ancora:
questa ideologia è spalmata ovunque e la cattiva o buona qualità della scuola si misura dall’estensione e dalla profondità della sua influenza. Perché a essa […] va imputato lo sfacelo scolastico. È uno sfacelo che va imputato al buonismo don milanista, al “rodarismo” snobistico (alle ortiche grammatica e sintassi, diceva l’aristocratico che le dominava a menadito), all’ideologia del successo formativo garantito, dello studio che non deve mai essere fatica, dell’insegnante che non deve più essere maestro ma un facilitatore “alla pari”, della scuola come “open space” in cui le attività si programmano in modo autogestito, del più ignorante aziendalismo, del metodo che strangola i contenuti in nome del dilagare di insulsi adempimenti amministrativi e burocratici
Di seguito una mia replica inviata al professore.
Gentile professore,
è davvero convinto che il degrado della scuola italiana sia da imputare al costruttivismo? Insegno storia e filosofia al liceo da qualche anno, ma di grandi spinte modernizzatrici non ne ho ancora viste. I colleghi (quasi sessantenni!) si sono formati perlopiù da ragazzi, nella scuola d’antan che adesso ci fa tanta nostalgia, assistendo alle lezioni dei loro rigorosi professori. Probabilmente il nerbo si sarà sfibrato nel corso degli anni, ma fatto sta che la quasi totalità delle lezioni che si somministrano agli studenti sono frontali e puramente trasmissive: ore e ore di spiegazione senza interruzioni, lettura dei testi, esercizi a corredo della spiegazione, verifiche sommative. “Problem solving? Mah… Apprendistato cognitivo? Boh… Inquiry learning? Eh…” Sono così: considerano la didattica una questione accessoria, poco dignitosa; al limite dell’immoralità.
Forse il problema sta altrove, per esempio nella logica dell’adempimento burocratico che poco ha a che fare con la pedagogia. E allora avrebbe fatto meglio a parlare dei nostri politici, arcitaliani che pensano di riformare la scuola a colpi di tagli lineari, o con il belletto di una riforma che non sfiora nemmeno le enormi questioni di carattere educativo. Quelli a cui fa riferimento lei sono tentativi di innesto non riusciti per mancanza di coraggio politico, ma il costruttivismo è un’altra cosa: è rigore, rigore finalizzato ad uno scopo, che in quanto tale lo informa e lo trascende; è impegno da parte del docente, che diventa maestro nel senso di chi “predica” con l’esempio; è sforzo filosofico di conciliare la pluralità dei punti di vista con la verità negoziata nelle diverse situazioni.
In conclusione, non si tratta di contrapporre astrattamente didattica trasmissiva a costruttivismo. Ma di denunciare il malcostume con cui nella scuola la burocrazia si impone sulla qualità, e sul merito degli insegnanti responsabili che operano nel difficile compito di educare.
Cordialmente,
Orfeo Bossini
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