Di fronte a certi spettacoli, mi mancano terribilmente quei politici della prima repubblica che riuscivano a non perdere, anche nelle occasioni più difficili, un contegno degno delle istituzioni che essi rappresentavano.
Erano diafani come ombre dell’aldilà, parlavano un idioma ai più sconosciuto, che necessitava di una abilità linguistica superiore per essere tradotto. Costruivano sistemi di idee che si reggevano sull’impalcatura di una logica ossimorica e meravigliosa (le convergenze parallele!). Erano corrotti, ma sentivano il dovere (anche pedagogico) di tenere alto il livello del dibattito.
Questa passione dialettica oggi è stata ammazzata dall’infausta idea che il politico sia un uomo come gli altri e non un esempio di comportamento. Alla faccia della cultura del merito, si può fare politica, e la si fa meglio, beandosi della propria mediocrità. In altre parole, al profilo istituzionale oggi si è sostituito il profilo Scilipoti, l’ultima frontiera del berlusconismo e della moda dei reality show.
Esso consiste nel surrogare le logiche paradossali con una retorica alla supercazzola, per disorientare l’interlocutore e per evitare a tutti i costi la coerenza. Il profilo Scilipoti prevede inoltre il richiamo obbligatorio ai valori cardine su cui poggia la nostra società (dio, patria, e famiglia), un attacco al moralismo strisciante e imperante, un elogio della libertà, e una parola buona per tutti.
Certo, la concorrenza è spietata e a volte sleale. Altri provano ad imporre sulla scena mediatica il loro stile (Santanchè, Stracquadanio, La Russa, Gasparri etc), ma a mio modesto avviso Scilipoti resta inarrivabile, in quanto autenticamente legato ad un’idea estetica della comunicazione, ad una passione verace: sfogare un fanciullesco desiderio di prenderci tutti per il …
Di seguito un esempio eccezionale del profilo Scilipoti. Ascoltate dal minuto 8.30 sino a 13.00 c.ca.