Il problema di fondo è che stiamo vivendo un brutto momento di fondamentalismo digitale. Non si sa per quale ragione si è improvvisamente rinnegato ogni progresso nel campo della condivisione dei saperi a cui il web, bene o male, ci aveva abituati a forza di smanettare un po’ per gioco e un po’ per necessità di lavoro. Viviamo tragicamente un momento di follia assimilabile a quelle fasi di decadenza delle religioni in cui nessuno più crede in Dio, per conseguenza si restaura la più formale delle ritualità, quasi per nascondere in vuoto di conoscenza che collettivamente si avverte.
Ha perfettamente ragione Gianluca Nicoletti nell’evidenziare gli elementi regressivi e grotteschi della consultazione di mercoledì pomeriggio tra Bersani e la delegazione grillina. La richiesta della webcam, più che dettata da esigenze di trasparenza e modernizzazione, sembra rispondere ad una fede idolatrica nei nuovi mezzi di comunicazione. Una passione che maschera il vuoto di contenuti e l’inadeguatezza della forma, e che nasce da un’inversione del rapporto tra sostanza e accidenti. È come capovolgere e confondere il fine con i mezzi. La rete da strumento per veicolare buone idee e buone pratiche diventa lo scopo attraverso il quale si legittima ogni azione politica. Tutto ciò che è online è bello e buono, mentre il resto spazzatura o cascame di lavorazione. Si tratta certamente di un atteggiamento idiota e fanatico, da cui purtroppo non si potrà ricavare nulla di buono…