A chi non considera il principio di realtà, a chi non sa parlare un linguaggio di decente modernizzazione liberale dell’economia, di riforme pro mercato e pro lavoro, a chi cerca di turlupinarci con vecchi rancori anticasta, con cretinate sociali da lotta di classe fuori tempo, con narrazioni obsolete alla Saviano e Vendola, non sarà troppo difficile rispondere con un programma serio di riscatto e di rinascita italiana. […] Dagli arresti domiciliari si possono fare grandi cose, se un movimento e uno staff acconci fossero capaci di rilanciare l’immagine vera, quella di un prigioniero che si considera uomo libero, di un uomo accanitamente insultato, diffamato e perseguitato che sa come cavarsela alla Superman, perché usa la modestia dei suoi avversari politici e togati come il supereroe usava la kriptonite.
Giuliano Ferrara scrive oggi sul Giornale un articolo che trasuda superomismo d’accatto da ogni parola (e anche il disagio nei confronti dei principi tipico di un adulto mal cresciuto, che coglie dietro l’imposizione della legge solo capriccio e risentimento).L’intento sarebbe quello di fornire una rappresentazione titanica del leader ingiustamente condannato, che contro il destino lotta per l’affermazione di un’estetica grandiosa e sublime. Il risultato però manca l’obiettivo, perché la forza della verità si impone sulla menzogna cortigiana di questo D’Annunzio postmoderno. Berlusconi non è Prometeo ma un vile trafficone. E nessun gioco di parole potrà trasformare la sua arroganza di libertino pecoreccio in amore per gli uomini.