Il pedagogo di Arcore

Mi è capitato sott’occhio questo articolo del Corriere. Pare che il presidente del consiglio sia davvero scatenato: il pericolo comunista, l’opposizione vergognosa, mai adozioni per single, no famiglie gay ecc. Il solito minestrone a cui si aggiunge un tema che fino ad ora Silvio aveva lasciato ai suoi scherani di governo: la scuola pubblica. “La scuola pubblica non educa perché inculca valori diversi da quelli della famiglia”. Ho fatto un salto sulla sedia: e io fesso che credevo esattamente il contrario, ho pensato.

Cosa dicevano mamma e papà quando ero ragazzo? “La famiglia ti insegna a dire buon giorno e buona sera, grazie e prego, ma a scuola si imparano quelle regole che noi genitori, proprio in quanto genitori, non ti possiamo dare.” I poveretti evidentemente si sbagliavano.

E quel professore al liceo che ci propinava il suo rosario laico? “Un docente deve prima di tutto formare ai valori della costituzione. Noi siamo insegnanti della Repubblica italiana, attraverso le materie prepariamo i ragazzi ad essere cittadini, adulti autonomi e responsabili. Per questo la scuola è di tutti: accoglie ogni opinione, tranne quelle che negano la pluralità delle opinioni”. Pure lui fuori strada.

Per non parlare di Roberta De Monticelli. Nel suo ultimo libro (La questione morale, Raffaello Cortina Editore) afferma che “il modo che la nostra ragione ha trovato per salvarci dall’antilogia, dall’urto dei discorsi e dal conflitto delle volontà, prima che degeneri nell’impero della forza bruta” passa attraverso la costruzione delle istituzioni della Città moderna. Roba carina, ben pensata, ma che non regge i duri colpi del pedagogo di Arcore.

Mi viene un dubbio, però. Non è che il cavaliere intenda per educazione la subordinazione del bene comune al particulare, o la scomparsa della res publica a favore del familismo amorale? No, non è possibile che uno statista arrivi a queste vette di irresponsabilità civile, ci deve essere dell’altro. Non credo nemmeno che voglia promettere stanziamenti alla scuola privata per far calare il silenzio delle gerarchie vaticane sul bunga bunga. Sarebbe come dire che è un premier ricattabile, ma i portavoce del PDL non la pensano così. Anzi, affermano con vigore fondamentalista che la responsabilità della diffusione di certe voci, false e tendenziose, è attribuibile totalmente a fonti comuniste.

E allora? Una spiegazione possibile è che stia scherzando. In fondo è un burlone riconosciuto da più parti: Ruby, Bondi, Fede, Santanchè. Anche la Merkel sa che la diplomazia del cucù ha cambiato per sempre la forma dei rapporti internazionali. Ma ti pare che uno che nomina la Gelmini titolare dello scranno appartenuto in passato a uomini come Gonella, Moro, Spadolini, e De Mauro, possa davvero essere preso sul serio?

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