L’uso astuto e disonesto della lingua è il primo atto di ogni guerra. Dunque Berlusconi, che ha commesso il delitto, chiama “pacificazione” l’abolizione del castigo che è la guerra del delitto al diritto, l’esatto contrario della pace. E il voto del Parlamento, che è la massima espressione civile della democrazia, per Cicchitto è un “tribunale speciale” che, secondo Quagliarello, si trasforma esso stesso in “plotone di esecuzione”.
Attenzione, però, questa non è una guerra di parole ma sono parole di guerra. Non è la dialettica dei retori, non è l’eloquenza della difesa di Coppi contro i rigori dell’accusa del sostituto procuratore generale Antonio Mura, non sono le parole di Ghedini contro le parole della Boccassini, non è nemmeno la sapienza linguistica degli esperti in cavilli e in sfumature, ma è un’apertura di ostilità che fa saltare l’intero codice, è quell’offesa allo Stato che, lanciata da un ex premier, in altri tempi si sarebbe chiamata alto tradimento.
“Le parole sono importanti”, come direbbe Nanni Moretti. Un’offesa allo Stato per bocca di un ex premier dovrebbe essere qualcosa di inconcepibile; aggiungerei che lo è anche il fatto che un primo ministro, mentre era in carica, ha frodato il fisco italiano.
Sono d’accordo. Grazie per i like e complimenti per il tuo blog. Studi in Statale?
Un blog interessante merita qualche complimento!
Sì, frequento il secondo anno di filosofia.