Questa mattina mi sono svegliato leggero, pervaso da una energetica sensazione di ottimismo, quasi con il sole in tasca. Ad un certo punto, sarà stato mentre mi lavavo i denti, ho addirittura pensato di iscrivermi al concorsone in Lombardia; così per farlo, “per tenermi in forma sui contenuti” parlottavo allo specchio…
Nemmeno il tempo di piegarmi a 90* sul lavandino, e vedere lo sputo di dentifricio scomparire nello scarico, che già da Roma qualcuno aveva preso di mira il mio deretano!
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Profumo di bruciato
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Il crepuscolo degli dei (minori)
Khanacademy è un’invenzione sulfurea. Questa idea, semplice e dirompente, rischia di mettere in crisi definitivamente il paradigma tradizionale dell’insegnamento. Il messaggio è che non c’è differenza tra una lezione frontale e una registrata. Anzi, il vantaggio di questa rispetto a quella sta proprio nella maggiore interattività richiesta allo studente. Non solo prendere appunti, ma anche interrompere la riproduzione, far ripetere quei passaggi che risultano oscuri. Il tutto senza timori di passare per cretino, di fronte all’autorità o ai compagni di classe.
Aggiungendo un forum di discussione lo strumento diventa perfetto. Il docente può rispondere alle domande degli studenti, seduto comodamente a casa davanti alla tastiera del suo computer, o invitare i ragazzi più meritevoli a collaborare aiutando chi “resta indietro”. Una volta testato il modello con un certa garanzia statistica, si potrebbero anche astrarre dai vari commenti le cosiddette FAQ, e per queste integrare la spiegazione con appositi spezzoni.
Mancherà il rapporto umano, forse? Si avvertirà l’assenza fisica del prof. che con il suo sguardo carismatico, con il tono della voce, riesce ad illuminare gli intelletti dei giovani discenti? Verrà così delusa la comunione di spirito e lo studio condiviso? In realtà, la relazione in una didattica tradizionale è del tutto accessoria e pleonastica. Il rapporto è uno molti, e l’attenzione si consuma sempre nella solitudine della coscienza. Per quanto riguarda il carisma, lo considero il retaggio di un insegnamento impressionistico e datato. Un docente non può contare solo su questo. E in ogni caso, se ne ha da vendere, potrà farlo attraverso la scrittura.
Molto meglio sarebbe accettare la necessità di una trasformazione non più differibile. I contenuti fluttuano ovunque ma ciò che non può essere surrogato in alcun modo è la capacità di renderli significativi. E allora immagino una scuola dove il docente è un maestro di bottega, un uomo che sa soprattutto fare le cose. Al pomeriggio le lezioni registrate? Va bene, al mattino, in classe, ci sarà tempo per gli esercizi, i problemi, i progetti, l’apprendistato cognitivo. Un’utopia a misura d’uomo, per la quale vale la pena spendere un po’ di speranza…
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Se è per tutti non è scuola, se è scuola non è per tutti
Cosa posso verificare con un’interrogazione, con un tema, con un compito in classe di matematica, oltre ai contenuti? Posso sapere con certezza che il ragazzo di fronte a me sarà da adulto un onesto cittadino, responsabile, onesto, e rispettoso dei diritti altrui? Che saprà con coraggio farsi carico delle proprie scelte anche nei momenti difficili, in un mondo complesso, risolvendo problemi in collaborazione con le persone che gli stanno intorno? La scuola seleziona solo intelligenze accademiche: scimmie che sanno saltare da una pianta all’altra.
Bella questa vignetta di ispirazione Gardneriana, e anche molto istruttiva.
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Ha qualità ma non si applica
Oggi durante l’ottima trasmissione di radio 3 Fahrenheit si è discusso di scuola. Il rapporto della fondazione Giovanni Agnelli rivela come i docenti si sentano inadeguati di fronte alle nuove tecnologie e nei confronti dei genitori, sempre più polemici e interpreti di un ruolo da avvocato difensore dei figli. In pratica la fotografia di un gruppo di analfabeti digitali e anche un po’ disadattati. Il che, ahimè, non è del tutto lontano dal vero…
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Storia a Gambero
La storia della seconda metà del Novecento viene quasi sempre tralasciata dai programmi di quinta superiore. È una consuetudine arrivare all’esame di maturità senza sapere nulla della guerra fredda, del terrorismo italiano, o della fine della prima repubblica. Le ragioni di questa pratica avvilente sono da ricercare in un’attitudine poco sviluppata da parte del docente medio verso la disciplina, spesso considerata solamente ancella della filosofia, e in una mentalità crociana che considera gli ultimi anni più prossimi al presente oggetto della cronaca e non dell’indagine scientifica.
Sono passati quasi vent’anni dal mio ultimo anno di liceo, ma il tempo pare non essere trascorso all’interno delle mura scolastiche. Oggi come allora le stesse cerimonie, gli stessi rituali, che dall’altra parte della barricata danno ancora più fastidio. Si fa tanto parlare di merito, ma al di là di tutti i provvedimenti ministeriali più o meno efficaci, va detto che il miglioramento dell’offerta formativa passa attraverso una trasformazione antropologica della figura del docente. Se la crisi è un’opportunità, allora i tempi travagliati della nostra scuola, un riflesso del momento del paese, sono l’occasione per cambiare e per definire (anche) una nuova etica professionale e una più evidente responsabilità sociale della nostra categoria.
Nel mio piccolo ci provo. Non sono sicuro di fare le cose per bene: come spesso accade le sperimentazioni sono suggestive ma piuttosto instabili. Ma mi piace fare così: rischiare un po’, variare spesso, divertirmi molto.
Per questo motivo pubblico un progetto realizzato quest’anno in una classe quinta di un liceo scientifico (una buona classe!). Si tratta di una storia a gambero, che parte dal presente e che regredisce sino alla IGM con un passo cadenzato dalla formulazione di questioni. In questo modo gli studenti sono portati a partecipare attivamente alle lezioni, a lavorare in gruppo, a conoscere argomenti per loro molto interessanti, e a sviluppare le competenze cognitive specifiche del fare storia.
Questo lavoro non si sarebbe potuto realizzare senza l’aiuto di Paolo Bernardi e senza i preziosi consigli di Ivo Mattozzi.
[laboratorio sulla Costituzione realizzato con il materiale e le idee di Marco Cecalupo e Giulia Ricci]
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