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Assunzioni sì, assunzioni no

L’annuncio è stato perentorio e reboante: 60.000 immissioni in ruolo in tre anni. Mica male, mi sono detto, il governo Prodi ne aveva promesse 150.000 ma è pur sempre un inizio.

Oggi però scopro leggendo Il Fatto Quotidiano che queste immissioni sono subordinate alle esigenze di bilancio, e che quindi decide Tremonti e non la Gelmini. Il che vuol dire che si tratta soltanto di un impegno non vincolante.

Ma c’è di peggio. Il Decreto Sviluppo affossa anche le speranze di quei docenti che hanno fatto ricorso chiedendo la trasformazione degli ultimi tre contratti, da tempo determinato a indeterminato, e la conseguente ricostruzione di carriera. Una partita questa che se vinta dai precari avrebbe davvero fatto saltare le casse del Ministero.

Ecco i commi inerenti a quanto detto.

Comma 17. è definito un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato, di personale docente, educativo ed ATA, per gli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, delle relative cessazioni del predetto personale e degli effetti del processo di riforma previsto dall’articolo 64 della legge 6 agosto 2008, n. 133; il piano può prevedere la retrodatazione giuridica dall’anno scolastico 2010 – 2011 di quota parte delle assunzioni di personale docente e ATA sulla base dei posti vacanti e disponibili relativi al medesimo anno scolastico 2010 – 2011, fermo restando il rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica.

Comma 18. All’articolo 10 del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, dopo il comma 4 e’ aggiunto il seguente: “4-bis. Stante quanto stabilito dalle disposizioni di cui alla legge 3 maggio 1999, n. 124, sono altresì esclusi dall’applicazione del presente decreto i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze del personale docente ed ATA, considerata la necessita’ di garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo anche in caso di assenza temporanea del personale docente ed ATA con rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed anche determinato. In ogni caso non si applica l’articolo 5, comma 4-bis, del presente decreto.

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“Saperi svuotati” e replica

Scrive sul suo blog Giorgio Israel in merito al presunto dilagare del costruttivismo nella scuola italiana:

Ci vorrebbe molto spazio per analizzare le caratteristiche di questa ideologia, e in altra sede è stato fatto. Ma basti dire che non si vede perché il relativismo nichilista che si esplica con tanta forza nell’ambito della manipolazione della vita e delle tecnoscienze biologiche, il costruttivismo che vuol prescrivere il modo ottimale di nascere, di vivere e di morire, che arriva a consigliare l’aborto come pratica meno dannosa della gravidanza, che impone la “dittatura degli esperti”, non si sia sviluppato anche su un terreno strategico come quello dell’istruzione

E ancora:

questa ideologia è spalmata ovunque e la cattiva o buona qualità della scuola si misura dall’estensione e dalla profondità della sua influenza. Perché a essa […] va imputato lo sfacelo scolastico. È uno sfacelo che va imputato al buonismo don milanista, al “rodarismo” snobistico (alle ortiche grammatica e sintassi, diceva l’aristocratico che le dominava a menadito), all’ideologia del successo formativo garantito, dello studio che non deve mai essere fatica, dell’insegnante che non deve più essere maestro ma un facilitatore “alla pari”, della scuola come “open space” in cui le attività si programmano in modo autogestito, del più ignorante aziendalismo, del metodo che strangola i contenuti in nome del dilagare di insulsi adempimenti amministrativi e burocratici

Di seguito una mia replica inviata al professore.

Gentile professore,

è davvero convinto che il degrado della scuola italiana sia da imputare al costruttivismo? Insegno storia e filosofia al liceo da qualche anno, ma di grandi spinte modernizzatrici non ne ho ancora viste. I colleghi (quasi sessantenni!) si sono formati perlopiù da ragazzi, nella scuola d’antan che adesso ci fa tanta nostalgia, assistendo alle lezioni dei loro rigorosi professori. Probabilmente il nerbo si sarà sfibrato nel corso degli anni, ma fatto sta che la quasi totalità delle lezioni che si somministrano agli studenti sono frontali e puramente trasmissive: ore e ore di spiegazione senza interruzioni, lettura dei testi, esercizi a corredo della spiegazione, verifiche sommative. “Problem solving? Mah… Apprendistato cognitivo? Boh… Inquiry learning? Eh…” Sono così: considerano la didattica una questione accessoria, poco dignitosa; al limite dell’immoralità.

Forse il problema sta altrove, per esempio nella logica dell’adempimento burocratico che poco ha a che fare con la pedagogia. E allora avrebbe fatto meglio a parlare dei nostri politici, arcitaliani che pensano di riformare la scuola a colpi di tagli lineari, o con il belletto di una riforma che non sfiora nemmeno le enormi questioni di carattere educativo. Quelli a cui fa riferimento lei sono tentativi di innesto non riusciti per mancanza di coraggio politico, ma il costruttivismo è un’altra cosa: è rigore, rigore finalizzato ad uno scopo, che in quanto tale lo informa e lo trascende; è impegno da parte del docente, che diventa maestro nel senso di chi “predica” con l’esempio; è sforzo filosofico di conciliare la pluralità dei punti di vista con la verità negoziata nelle diverse situazioni.

In conclusione, non si tratta di contrapporre astrattamente didattica trasmissiva a costruttivismo. Ma di denunciare il malcostume con cui nella scuola la burocrazia si impone sulla qualità, e sul merito degli insegnanti responsabili che operano nel difficile compito di educare.

Cordialmente,

Orfeo Bossini

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Pettegolezzi

Una docente del liceo Parini di Milano chiede di essere trasferita a causa delle pressioni di studenti e genitori che ne denunciano l’incompetenza e l’eccessivo rigore (leggi qui). Questa è la notizia, che in sé non ha nulla di clamoroso, poiché di casi del genere è piena la storia di ogni singola scuola, di città o di provincia. A chi dare ragione? Alla docente, che vanta trent’anni di “onorato servizio” e che mai prima d’ora aveva avuto problemi di questa natura, o agli studenti di uno dei più importanti licei della città, umiliati da continue ed ingiustificate “prese in giro” e da una didattica di scarsa qualità – “la prof. non sa insegnare” – ?

Naturalmente per dare risposte bisognerebbe avere vissuto la vicenda, se non come protagonisti almeno nelle vesti di testimoni diretti. A me, in realtà, non importa un granché sapere come siano distribuiti gli eventuali concorsi di colpa. Molto più interessante è riflettere sul dibattito che si è venuto a creare, incentrato su due grandi temi: il nuovo ruolo di “sindacalisti dei figli” assunto da molti genitori, e quello riguardante la necessità di aumentare il rigore dell’insegnamento.

Punto primo. Ogni insegnante sa che l’ingerenza nelle questioni didattiche da parte dei genitori è cresciuta moltissimo negli ultimi anni. Nelle sale professori si danno spiegazioni diverse: c’è chi parla di accresciuta competenza culturale (il papà ingegnere che insegna l’insiemistica al docente di matematica, la mamma responsabile estero che consiglia alla prof. di inglese di indugiare meno sulla grammatica ecc.), chi sostiene che padri e madri non sappiano più assumersi responsabilità educative; c’è poi il solito comunista che la butta sul sociale: come possiamo essere rispettati quando guadagniamo 1300 euro al mese? Tre suggestioni effettivamente condivisibili, che hanno il merito di sottolineare la progressiva perdita di autorità della scuola nel suo complesso. Qualcuno dirà che un conto è l’autorità, sempre repressiva e conferita da altri, e un conto l’autorevolezza, personale e conquistata con il merito. E’ vero. Ma è anche vero che i doveri sono una componente essenziale del rapporto docente/studente, e i doveri non si discutono, si applicano. Una scuola sciolta completamente dalla logica del dovere diventa un servizio, di cui posso o non usufruire. Ma andare a scuola è (appunto) un dovere, perché lì e solamente lì si impara ad essere cittadini responsabili.

Punto secondo. Il problema del dovere si lega a quello del rigore. I genitori amici dei figli reclamano per i propri rampolli un insegnamento rigoroso, che premi il merito e raddrizzi la schiena. E’ un vento di controriforma che soffia un po’ ovunque, alimentato tanto dal ministero quanto da illustri intellettuali che trovano ampio spazio sui principali mezzi di comunicazione. A questo riguardo mi sento di dire una cosa netta: il rigore è una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire l’efficacia didattica. Il rigore fine a se stesso produce esseri umani ben educati, obbedienti, pronti ad essere inseriti nei meccanismi rigidi di una società semplice. A parer mio si tratta di una scuola di retroguardia, funzionale ad un sistema che ha chiuso ogni possibilità di emancipazione attraverso lo studio e la cultura.

E allora? Allora è evidente che abbiamo bisogno di altro, e che dietro al pettegolezzo si nasconde un vuoto, anzi, una sovrapposizione di vuoti. Il vuoto lasciato dai tagli indiscriminati e lineari, il vuoto rispetto alla formazione e alla valutazione dei docenti, il vuoto nei confronti delle sfide culturali e sociali che siamo chiamati a raccogliere. Non la voglio buttare troppo in retorica, ma chi parla di società liquida, policentrica, postmoderna, pone un problema cruciale con il quale dobbiamo confrontarci, volenti o nolenti. I nostri studenti svolgeranno in futuro mestieri che adesso non esistono ancora, costruiranno interazioni sociali duttili, si confronteranno con problemi complessi. Dovranno improvvisare ma con metodo, in modo flessibile e serio al tempo stesso, soprattutto lungimirante. Insomma, dovranno apprendere l’arte del progetto, che è poi quella del rigore finalizzato ad uno scopo. C’è bisogno di qualcuno che insegni loro questa competenza; chi sarà in grado di farlo?

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Il pedagogo di Arcore

Mi è capitato sott’occhio questo articolo del Corriere. Pare che il presidente del consiglio sia davvero scatenato: il pericolo comunista, l’opposizione vergognosa, mai adozioni per single, no famiglie gay ecc. Il solito minestrone a cui si aggiunge un tema che fino ad ora Silvio aveva lasciato ai suoi scherani di governo: la scuola pubblica. “La scuola pubblica non educa perché inculca valori diversi da quelli della famiglia”. Ho fatto un salto sulla sedia: e io fesso che credevo esattamente il contrario, ho pensato.

Cosa dicevano mamma e papà quando ero ragazzo? “La famiglia ti insegna a dire buon giorno e buona sera, grazie e prego, ma a scuola si imparano quelle regole che noi genitori, proprio in quanto genitori, non ti possiamo dare.” I poveretti evidentemente si sbagliavano.

E quel professore al liceo che ci propinava il suo rosario laico? “Un docente deve prima di tutto formare ai valori della costituzione. Noi siamo insegnanti della Repubblica italiana, attraverso le materie prepariamo i ragazzi ad essere cittadini, adulti autonomi e responsabili. Per questo la scuola è di tutti: accoglie ogni opinione, tranne quelle che negano la pluralità delle opinioni”. Pure lui fuori strada.

Per non parlare di Roberta De Monticelli. Nel suo ultimo libro (La questione morale, Raffaello Cortina Editore) afferma che “il modo che la nostra ragione ha trovato per salvarci dall’antilogia, dall’urto dei discorsi e dal conflitto delle volontà, prima che degeneri nell’impero della forza bruta” passa attraverso la costruzione delle istituzioni della Città moderna. Roba carina, ben pensata, ma che non regge i duri colpi del pedagogo di Arcore.

Mi viene un dubbio, però. Non è che il cavaliere intenda per educazione la subordinazione del bene comune al particulare, o la scomparsa della res publica a favore del familismo amorale? No, non è possibile che uno statista arrivi a queste vette di irresponsabilità civile, ci deve essere dell’altro. Non credo nemmeno che voglia promettere stanziamenti alla scuola privata per far calare il silenzio delle gerarchie vaticane sul bunga bunga. Sarebbe come dire che è un premier ricattabile, ma i portavoce del PDL non la pensano così. Anzi, affermano con vigore fondamentalista che la responsabilità della diffusione di certe voci, false e tendenziose, è attribuibile totalmente a fonti comuniste.

E allora? Una spiegazione possibile è che stia scherzando. In fondo è un burlone riconosciuto da più parti: Ruby, Bondi, Fede, Santanchè. Anche la Merkel sa che la diplomazia del cucù ha cambiato per sempre la forma dei rapporti internazionali. Ma ti pare che uno che nomina la Gelmini titolare dello scranno appartenuto in passato a uomini come Gonella, Moro, Spadolini, e De Mauro, possa davvero essere preso sul serio?

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Rubric per valutare la mappa di ideazione

Con Roberto Menozzi stiamo definendo una batteria di rubric che sia spendibile per la valutazione dell’idea di progetto, secondo quello che è il modello didattico Lepida Scuola. Questo è il primo tentativo, che prende in esame il primo deliverable atteso: la mappa concettuale split tree.

L’obiettivo più “audace” che ci siamo proposti è senz’altro far corrispondere ai singoli elementi della rubric alcune delle otto competenze di cittadinanza indicate dal ministro Fioroni nel 2007, e oggi riproposte dalla Gelmini con riferimento alla certificazione delle competenze di base per gli assi culturali. Obiettivo “audace” perché la confusione delle spiegazioni e delle note a corredo delle circolari lasciano trasparire ancora l’attenzione verso una vecchia logica dell’adempimento burocratico, a detrazione dell’efficacia dell’azione didattica (obbligo_istruzione_6sett07).

Alcune avvertenze che ritroverete in calce al documento sottostante.

1. Quando nell’elemento Rispetto dei tempi della consegna facciamo riferimento alla Responsabilità, non intendiamo di certo parlare di un’autonomia di giudizio che rende l’individuo consapevole dei propri diritti e bisogni sociali. Si tratta piuttosto di una competenza legata al rispetto dei limiti e delle regole comuni.

2. In Individuazione degli utenti, gli studenti implementano le competenze Risolvere problemi e Progettare (assai simili tra loro!) perché devono costruire e verificare ipotesi raccogliendo dati (interazione con i possibili soggetti) e proponendo soluzioni complete e realistiche (scelta dei soggetti).

3. In Bisogni agli studenti è richiesta la competenza Acquisire ed interpretare l’informazione, nel senso che i bisogni di una ipotetica committenza vanno valutati nella loro reale attendibilità, secondo una schema culturale e logico che è passibile di modifiche ma che potrebbe portare i realizzatori del progetto a suggerire soluzioni diverse da quelle richieste.

4. L’elemento Obiettivi impone agli studenti di lavorare con i piedi per terra. Per fare ciò gli obiettivi devono essere concreti, devono dare una risposta ai bisogni della committenza, e realizzabili con le risorse che il contesto mette a disposizione. Verificare ipotesi attraverso i dati raccolti e proporre soluzioni sono attività che dal nostro punto di vista implementano le competenze Risolvere problemi e Progettare.

5. Interazione con i docenti è un elemento di carattere processuale all’interno di una rubric pensata soprattutto per la valutazione di un prodotto (deliverable). Secondo i principi dell’apprendistato cognitivo, il docente nel rinnovato ambiente di apprendimento a matrice costruttivista smette i panni del custode di valori e conoscenze per vestire quelli più laici del maestro di bottega. Un maestro che insegna più che i contenuti (che sono da farsi!) il metodo, con l’esempio pratico e che con l’articolazione dei passaggi che portano a compiere una determinata scelta. Considero questa buona pratica la base di una competenza fondamentale che è Imparare ad imparare, una competenza che nella sua essenza sintetizza tutte le altre.

6. Argomentazione della mappa al momento della presentazione. Attraverso questa competenza vogliamo aiutare lo studente a sviluppare non solo una buona capacità di Comunicare, anche tra codici linguistici differenti (transcodificazione da iconico a narrativo), ma soprattutto un buon grado di consapevolezza rispetto ai processi che egli mette in atto per risolvere problemi legati alla vita.

Qui di seguito il link per scaricare la mappa. Usate e diffondete, ma soprattutto fateci arrivare le vostre proposte di correzione. Rubric Mappa Split Tree

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