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La decadenza

Euronics

La foto mostra l’inaugurazione di un negozio di elettrodomestici e articoli tecnologici. Mi hanno detto (amici informatissimi) che la calca era dovuta alla vendita di alcuni magnifici televisori a prezzi stracciati; manco fossero rivoluzionari che assaltano i forni, penso io. È evidente che qualcosa non va se il Popolo è diventato solamente un’informe massa di consumatori. Quali diritti potrai mai rivendicare se il tuo orizzonte di senso è il centro commerciale, se l’ultima cosa che hai letto è il manuale di istruzioni del tuo telefonino? Sì, dico a te in mezzo al carnaio che hai benedetto questa meravigliosa giornata di sole con il rito pagano dell’acquisto compulsivo. Che sei pronto a santificare il Natale strisciando ancora una volta la tua già consumata carta di credito. Dove vai, chi sei… ti sfiora il pensiero della morte? Ah, beata innocenza. Pentiti finché sei in tempo! Come insegnante, il commento è amaro e cinico: se questi sono i genitori, tutti i figli sono in gran parte scusati. Come cittadino, che altro aggiungere. Lui alla fine è decaduto ma la decadenza del Paese, che si mostra anche in questi piccoli e apparentemente insignificanti dettagli quotidiani, è molto lontana dall’essere un triste ricordo di cui vergognarsi.

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Amen, fratello!

Copio pari pari dal blog di Civati questa (non per tutti ovvia) riflessione di Piero Ignazi.

Piero Ignazi dice (molto bene) una cosa importante, che avevo provato a spiegare anch’io:

Che cosa pensa del rammarico di chi dice, «sì però non l’abbiamo battuto politicamente»?

«Che mi pare ovvio che sarebbe stato più piacevole, consumare una vittoria politica. Ma è comunque sbagliata la frase, perché Berlusconi oggi non è stato sconfitto ma condannato. E non è un problema politico, è un problema giudiziario. Chi dice così, confonde pian che non vanno confusi. Giudiziariamente, Berlusconi è stato condannato. Politicamente, anzi elettoralmente Berlusconi era stato sconfitto, perché ha perso 6 milioni di voti. Poi, semmai, è stato resuscitato da questo governo».

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Un politico lo vedi dal coraggio/dall’altruismo e dalla fantasia

Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull’Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l’ossessione di vederlo in galera.

È legittimo affermare che l’intervista di De Gregori al Corriere sia un concentrato di diverse superficialità, che in quanto tali rappresentano la realtà in maniera distorta. Per esempio: come si fa a mettere insieme problemi così diversi come la vita privata dell’allora premier e l’Ilva di Taranto? Si poteva fare finta di niente, chiudere un occhio, rendersi complici del degrado delle istituzioni a cui abbiamo assistito in questi anni? Non penso. Il problema è diverso, e si chiarisce retrospettivamente alla luce delle “larghe intese”: la classe politica di sinistra, per tutto questo tempo, ha considerato Berlusconi un interlocutore d’affari, col quale sotto banco condividere onori e oneri della gestione dello Stato. Un nemico di giorno e una preziosa controparte di notte. Altro che paura di un calcio di rigore, qui la partita non è nemmeno iniziata. Perché?

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“Razzisti sono gli altri!”

Che Calderoli, i politici leghisti, e la maggior parte dei simpatizzanti di quel partito, siano fobicamente razzisti è cosa ormai assodata da tempo, che meraviglia solo alcuni “incantati” dirigenti del PD, troppo preoccupati a trovare la formula di impossibili convergenze parallele e totalmente indifferenti alle questioni di merito politico ed etico.

Che una larga parte dell’opinione pubblica non si renda contro della gravità delle offese rivolte al ministro Kyenge, e faccia spallucce, derubricando l’accaduto a motto di spirito, svista, sgrammaticatura estemporanea, è il vero dato che lascia interdetti.

A loro dico, nessuno è incolpevole. Il razzismo non si incarna necessariamente nell’irrazionalità dei gesti e delle dichiarazioni, nella violenza delle parole e delle mani, ma anche nel silenzio e nel disimpegno. Come insegna Hannah Arendt, spesso il male è grigio, indifferente, obbediente. Banale come lo sguardo che non riconosce la contraddittorietà del mondo.

Codardo è quindi l’uomo che non denuncia, e becero colui che tenta di giustificare l’ingiustificabile. Cambiare si può, ma non senza una profonda, sincera, rivoluzione interiore. Ad ognuno la sua scelta…

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Cortigiani, vil razza dannata

E allora non hanno capito nulla! Il Paese chiede uno scatto di moralismo degno di Montaigne e i maggiorenti del PD rispondono con Guicciardini. Tramestano tra il Nazareno e Palazzo Grazioli alla ricerca di un accordo che da fuori sembra solo un patto cortigiano. Il prossimo Presidente della Repubblica dovrà possedere un alto profilo politico e nello stesso tempo essere interprete delle istanze di cambiamento. Un garante della Costituzione e non dell’impunità di qualcuno. Quindi: no alla Gabanelli, ma no anche a D’Alema e ad Amato! Come uscirne? Invocare lo Spirito Santo non è cosa. Speriamo solo che, tra oggi pomeriggio e domani, qualche illuminato riporti la ragione dove al momento pare esserci solo calcolo di corto respiro. Nell’attesa di un miracolo, mi consolo con Tito Gobbi…

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